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Rapporti indicano: nessun meeting di Trump sul piano di presa di Gaza prima dell'annuncio

Secondo nuove rivelazioni, l'ex presidente Donald Trump non avrebbe tenuto alcuna riunione formale o discussione strategica specifica riguardante un piano di presa di Gaza prima di annunci pubblici in merito. La notizia, che ha scosso gli ambienti politici, solleva interrogativi sulla preparazione e la ponderazione dietro dichiarazioni così delicate e potenzialmente destabilizzanti per la regione mediorientale. 

Fonti interne anonime suggeriscono che l'annuncio a sorpresa potrebbe essere stato il risultato di decisioni estemporanee, senza il vaglio di esperti di politica estera o di sicurezza nazionale. Questo approccio solleva preoccupazioni sull'impatto delle dichiarazioni presidenziali sulla stabilità regionale e sulla politica internazionale degli Stati Uniti.  

L'assenza di un processo decisionale strutturato in merito a questioni così complesse potrebbe avere ripercussioni significative sulle relazioni diplomatiche e sulla percezione degli Stati Uniti come mediatore affidabile nel conflitto israelo-palestinese. Critici sottolineano come tali improvvisazioni possano minare la credibilità della politica estera americana e complicare ulteriormente la già tesa situazione nella regione.  

Mentre i sostenitori dell'ex presidente difendono la sua capacità di agire rapidamente e in modo decisivo, gli oppositori esprimono preoccupazione per la mancanza di trasparenza e di consultazione in decisioni di tale portata. Resta da vedere quali saranno le conseguenze a lungo termine di questa rivelazione e come influenzerà il futuro delle relazioni tra Stati Uniti, Israele e Palestina.

6.2.25
Jimmy Carter sulla Palestina: gli attivisti chiedono scusa per le critiche e il suo pensiero risulta preveggente

La recente scomparsa di Jimmy Carter, avvenuta il 29 dicembre 2024, ha riacceso un dibattito significativo sulle sue posizioni riguardo alla questione israelo-palestinese, in particolare sul concetto di apartheid. Carter, ex presidente degli Stati Uniti e premio Nobel per la pace, ha sempre avuto un approccio critico nei confronti delle politiche israeliane nei territori occupati, definendo l'occupazione della Cisgiordania come un "orrendo esempio di apartheid" e uno dei peggiori casi di violazione dei diritti umani conosciuti.

Gli attivisti ora chiedono scusa a Jimmy Carter per averlo condannato come “antisemita” nel 2006, quando descrisse l'occupazione della Palestina come un sistema di “apartheid”.

L'analisi di Carter sull'Apartheid

Nel suo libro del 2006, Palestine: Peace Not Apartheid, Carter ha paragonato la situazione in Palestina al regime di apartheid sudafricano, descrivendo una realtà in cui una minoranza israeliana esercita il controllo su una maggioranza palestinese, privandola di diritti fondamentali. 

Questa visione è stata confermata da rapporti di organizzazioni per i diritti umani, che evidenziano come oltre 1.800 ordini militari israeliani continuino a limitare ogni aspetto della vita quotidiana dei palestinesi.  

Carter ha anche sottolineato che la politica dell'occupazione israeliana ha reso impossibile una pace duratura, affermando che l'espansione degli insediamenti israeliani ha alienato ulteriormente il popolo palestinese e ha ostacolato le prospettive di indipendenza. 

La sua critica non si è limitata a Israele; ha anche messo in discussione il ruolo degli Stati Uniti come potenza pacificatrice, definendoli "la nazione più bellicosa nella storia del mondo" e denunciando la loro complicità nelle violazioni dei diritti umani in Palestina e in altri conflitti globali.

L'eredità di Carter

Carter è ricordato non solo per le sue politiche durante la presidenza, ma anche per il suo impegno incessante per la pace e la giustizia dopo aver lasciato l'incarico. Ha continuato a sostenere l'indipendenza palestinese e ha esortato gli Stati Uniti a riconoscere formalmente lo stato di Palestina. 

La sua visione era chiara: la creazione di uno stato palestinese era essenziale per una giustizia storica e per una pace autentica nella regione. In un contesto in cui molti leader politici evitano di affrontare direttamente le questioni controverse riguardanti Israele e Palestina, le parole di Carter risuonano come un richiamo alla responsabilità morale. La sua schiettezza nel denunciare le ingiustizie ha rappresentato un faro per molti attivisti e sostenitori dei diritti umani.

La morte di Jimmy Carter segna la fine di un'era per un uomo che ha dedicato gran parte della sua vita alla lotta per la pace e i diritti umani. Le sue critiche all'apartheid israeliano e il suo impegno per la causa palestinese continueranno a influenzare il dibattito pubblico e politico. In un mondo dove le verità scomode sono spesso silenziate, l'eredità di Carter rimane quella di un leader che non ha mai avuto paura di esprimere ciò che molti pensano ma pochi osano dire.

 

3.1.25
Ritorsione di Hezbollah dopo le uccisioni di leader militari

Giovedì, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha avvertito che il gruppo risponderà inevitabilmente all'uccisione del suo comandante militare, Fuad Shukr, e del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, definendo le loro morti come una violazione di "linee rosse". Durante il funerale di Shukr, Nasrallah ha dichiarato: "L'alleato e coloro che lo sostengono devono attendere la nostra risposta inevitabile", sottolineando che non si tratta di una reazione simbolica, ma reale.

La risposta arriva dopo che i raid israeliani a Beirut e Tehran hanno provocato queste perdite significative per i gruppi sostenuti dall'Iran. Il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato che Israele è pronto a fronteggiare qualsiasi forma di "aggressione". Fonti e analisti indicano che Iran e i gruppi armati da esso sostenuti si stanno preparando per un'azione coordinata che miri a dissuadere Israele, pur cercando di evitare una guerra totale.

Nasrallah ha chiarito che Hezbollah ha aperto un "fronte di supporto" con attacchi regolari contro Israele dalla guerra iniziata in Gaza il 7 ottobre. Ha evidenziato che la "battaglia è aperta su tutti i fronti", indicando una possibile escalation delle operazioni di Hezbollah in risposta al comportamento di Israele dopo l’uccisione dei due leader. Infine, ha descritto l'attacco israeliano nel sobborgo di Beirut come un'aggressione diretta a una struttura civile, provocando anche la morte di civili, tra cui donne e bambini.

 

1.8.24
L'uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh scatena tensioni e possibili escalation

Secondo i media in lingua araba, un missile lanciato da fuori Iran ha colpito la residenza di Ismail Haniyeh, leader di Hamas, uccidendolo. Ziyad al-Nahala, leader della Jihad Islamica Palestinese, presente in un'altra parte dell'edificio, è rimasto illeso. Hamas ha avvertito che l'assassinio di Haniyeh potrebbe portare a una guerra su larga scala nella regione.

▪️ Le moschee in Cisgiordania stanno incitando all'escalation contro Israele in risposta all'eliminazione del leader di Hamas. 

▪️ Hamas ha chiesto ai suoi sostenitori in tutto il mondo di protestare. 

▪️ Il Ministero degli Esteri iraniano ha avviato un'indagine sull'attacco, con il presidente Massoud Pezeshkian che ha dichiarato che "il legame tra le due fiere nazioni di Iran e Palestina sarà più forte di prima".

L'incidente è stato condannato dagli Stati Uniti e dalla Russia, mentre il presidente della Turchia ha affermato che tali azioni non raggiungeranno gli obiettivi di Israele. Nel frattempo, l'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha istruito i membri del governo a non commentare l'assassinio di Haniyeh, e simili raccomandazioni sono state date ai membri della Knesset.

Un dettaglio importante è che l'Iran ha subito un danno reputazionale significativo, poiché un ospite di alto rango invitato nel paese è stato ucciso sul loro territorio.

 

31.7.24
LBCI: il contrattacco di Israele sul Libano sarà limitato

Contrattacco di Israele sul Libano sarà limitato per evitare escalation con Hezbollah

Il canale televisivo libanese LBCI riferisce che il contrattacco di Israele sul Libano in risposta all'attacco nelle alture del Golan sarà limitato in dimensioni e territorio. Secondo fonti diplomatiche statunitensi e libanesi, l'azione militare eviterà di colpire le grandi città con alta densità di popolazione, inclusa Beirut, per non provocare una potente risposta da parte di Hezbollah.

 

29.7.24
Iran avverte israele di conseguenze imprevedibili per azioni militari in Libano

L'Iran avverte Israele di conseguenze imprevedibili per nuove azioni militari in Libano

Domenica, l'Iran ha avvertito Israele che qualsiasi nuova "avventura" militare in Libano potrebbe portare a "conseguenze impreviste", in seguito a un attacco mortale con razzi nelle alture del Golan, attribuito a Hezbollah, sostenuto da Teheran. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ha dichiarato che "qualsiasi azione ignorante del regime sionista può portare all'ampliamento dell'instabilità, insicurezza e guerra nella regione" e ha aggiunto che Israele sarà responsabile "delle conseguenze impreviste e delle reazioni a tale comportamento stupido".

Hezbollah, che sabato ha rivendicato molteplici attacchi contro posizioni militari israeliane in seguito a un raid mortale nel sud del Libano, ha negato la responsabilità per il fuoco di razzi che, secondo le autorità israeliane, ha ucciso 12 persone, tra cui bambini, nella città drusa di Majdal Shams.

Kanani ha accusato Israele di incolpare Hezbollah "per distogliere l'opinione pubblica e l'attenzione mondiale dai suoi crimini massicci" nella Striscia di Gaza, dove la guerra infuria dal 7 ottobre. Ha aggiunto che Israele "non ha la minima autorità morale per commentare" le morti a Majdal Shams, nelle alture del Golan, che Israele ha sequestrato alla Siria nel 1967 e successivamente annesso in una mossa non riconosciuta dalle Nazioni Unite.

L'Iran non riconosce Israele e ha fatto del sostegno alla causa palestinese un punto centrale della sua politica estera dal 1979, anno della rivoluzione islamica. La repubblica islamica ha lodato l'attacco di Hamas del 7 ottobre contro Israele che ha scatenato la guerra a Gaza, ma ha negato qualsiasi coinvolgimento.

 

28.7.24
Cresce la tensione tra Israele e Iran: minaccia di armi nucleari

Israele ha chiarito di possedere armi nucleari e ha risposto alle minacce iraniane di una "guerra di annientamento" in caso di attacco al Libano. Yair Katz, capo del comitato di lavoro di Israel Airspace Industry (IAI), ha affermato che Israele è pronto a usare armi nucleari in caso di attacco su larga scala da parte dei suoi nemici regionali.

Le tensioni tra Hezbollah in Libano e Israele stanno aumentando, con un attacco di droni di Hezbollah che ha ferito diciotto soldati israeliani nelle alture del Golan. Secondo la rivista tedesca BILD, Israele potrebbe lanciare un'operazione contro i terroristi nel sud del Libano già a fine luglio, un'azione che rischierebbe un conflitto diretto con l'Iran.

Il comandante delle forze aeree e spaziali dell'IRGC, Brig. Gen. Amirali Hajizadeh, ha dichiarato che l'Iran è pronto per una "Operazione True Promise 2.0" su scala molto più ampia rispetto alla precedente, lanciata in risposta a un attacco israeliano contro l'ambasciata iraniana in Siria.

Nonostante le dure dichiarazioni, è improbabile che Israele utilizzi armi nucleari, poiché il suo territorio è troppo piccolo e potrebbe diventare inabitabile con pochi attacchi nucleari tattici.

In questo contesto, entrambe le parti sembrano prepararsi a scenari estremi, ma l'escalation potrebbe avere conseguenze devastanti per la regione.

 

3.7.24